Doni
È tempo per me di sbarcare da questa isola che mi ha tenuto con se per oltre due mesi.
Scendo per l’ultima volta sul terrazzo a picco su Cala Battaglia a salutare il mare in quello che è ormai un dialogo quotidiano, e d’improvviso uno splendido esemplare di non so quale specie di biscia striscia via nella sua rapida elegante sinuosità! Mai vista prima in tutto il mio lungo soggiorno.
Addormentata al sole di questa splendido 7 dicembre, inebriata e intorpidita da tal piacevole calore, forse non mi ha sentito arrivare o forse, e così preferisco pensare, ha voluto offrirmi in dono un saluto speciale!
Sul ponte della nave, cappello e cappuccio per poter resistere in quest’angolino dove il puzzo dei fumaioli è magicamente “colorato” di caffè, dove si balla nonostante un mare quasi piatto, per effetto delle norme europee sulla sicurezza (così mi spiega il personale di bordo!) pur di stare tra il cielo e il mare, pur di vedersi allontanare Santo Stefano di qua, Ventotene dietro e di là il sole tramontare lento.
“Delfino!!!” grido, inudibile, balzando in piedi e sbracciando come un bambino: “ciao, ciao!”. Lui riappare, saltando senza sforzo un immaginario ostacolo sul pelo dell’acqua, più e più volte a conferma che non vaneggio, dirigendosi perpendicolare verso la nave. “Attento, via di là, c’è la nave! Non ti scontrare!” grido ingenua, mentre si offre in tutta la sua affusolata lunghezza al mio sguardo colmo di gratitudine per il dono di questo secondo inusuale saluto dell’isola.
E che dire della scorta di tutte le autorità al gran completo con tanto di passaggio in stazione? Beh, non esageriamo! È stata solo una coincidenza e… la mia gran faccia tosta! Comunque grazie anche per questo dono per il quale giungo a Milano quasi un’ora prima del previsto.
Giusto in tempo per individuare ed indicare nel notturno angolo di cielo sopra il cortile di casa mia il virile Orione, Auriga dove brilla la stella Capella e tra i due il Toro con quel caratteristico ciuffetto di stelle e… mamma mia quante ne riconosco ora, a furia di stare col naso all’insù e Stellarium tra le mani: che dono il buio vero dell’isola!
Risvegliandomi nel mio letto, ritrovo intatto il desiderio di tener fede all’appuntamento ormai quotidiano con il sole che sorge: altro grande dono dell’isola ad una dormigliona incallita!
Assaporo la grigia giornata di festa, ritrovo a ondate il piacere tutto infantile di ricordi che la foschia ammanta su ogni cosa, gusto l’aria frizzante di umidità nella lunga passeggiata serale di ritorno dal concerto dell’antico organo della Boretta: l’isola ha fatto di me una camminatrice provetta!
E infine mi dedico ai bagagli rimasti intatti per rispettar la festa: vi ricordate il vento di giovedì 9 dicembre? Il vento che alacremente ma dolcemente ha ripulito l’orizzonte da ogni traccia di grigio? Il vento che ha liberato tutti i colori del giorno e della notte? Quel vento sottile e preciso, uno dei tanti di Ventotene, era voluto venire con me e ora si manifestava dandomi inaspettata spiegazione dell’inspiegabile peso che avvertivo in viaggio.
Un altro dono! Un dono che si fa dono:
il cielo di questi giorni, qui a Cantalupo e dintorni, è il mio dono dall’isola per tutti coloro a cui voglio bene e che mi vogliono bene, che con gioia mi hanno riabbracciato e ho riabbracciato a ricordarci che sempre sopra le nostre teste seppur in uno scorcio angusto, c’è il grande respiro dell’universo intero in tutto il suo magnifico splendore: basta alzare lo sguardo!